La corsa a orientamento è
uno sport che in Italia, specie ultimamente, sta sempre più affermandosi.
In Scandinavia, regione che notoriamente anticipa le tendenze e le
inclinazioni dell’Europa tutta, da anni è una delle pratiche sportive più
diffuse e seguite. Per spiegare le ragioni di tanto successo è sufficiente
accennare ad alcuni aspetti che rendono questa disciplina assolutamente
unica.
Un momento di una manifestazione
Si comincia con la componente intellettiva, determinante per il
conseguimento della vittoria finale. Ciò accade perché il concorrente non
deve far altro che raggiungere, nella sequenza imposta e nel minor tempo
possibile, una successione di punti di controllo indicati con un
cerchietto sulla cartina e con una lanterna sul terreno, punzonando un
cartellino per testimoniare gli avvenuti passaggi. Non esiste, cioè, un
percorso fisso tra punto e punto, ma questo viene deciso liberamente in
base all’abilità dell’atleta di tradurre le informazioni della cartina nel
linguaggio del territorio, che è poi la capacità di orientamento. C’è
poi la componente ambientale, riassunta dalla felice espressione “sport
dei boschi”. Perché solo con questa attività sportiva è davvero possibile
penetrare, senza paura di perdersi, le zone più selvagge del territorio,
lontane da sentieri e radure, laddove la natura si conserva ancora intatta
e incontaminata. Infine si giunge alla componente etica, al fair play
che si fa sempre più fatica a trovare nel mondo sportivo. Tutti possono
partecipare a una gara di orienteering, nessuna distinzione di sesso, età
o, come si leggerà più sotto, disabilità, e chi partecipa lo fa nel
rispetto delle regole, dell’avversario, della natura, addirittura - se
serve - del codice della strada. Così, oggi, non ci si deve
meravigliare se la corsa ad orientamento è il quarto sport più praticato
nelle scuole, subito dietro all’atletica leggera, al calcio e alla
pallavolo. E se oltre alla corsa sia possibile praticare questa disciplina
anche in sella a una mountain bike o indossando un paio di scio di fondo o
persino rimanendo seduti su una carrozzina. In questi anni proprio il
Friuli è divenuta una delle culle dell’orienteering italiano. Conta una
dozzina di squadre, quasi cinquecento tesserati, più di un centinaio di
cartine, quelle che a tutti gli effetti sono da considerarsi gli impianti
sportivi di questo disciplina. Senza dimenticare una capacità
organizzativa di prim’ordine, testimoniata dalle tre manifestazioni che in
questa pagina presentiamo in programma tra la fine di settembre e la fine
di ottobre. Massimiliano Oleotto
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